A differenza degli articoli precedenti, caratterizzati prevalentemente da un focus sullo sviluppo commerciale che abbiamo cercato di esplorare da diverse angolazioni, comportamentali e organizzative, oggi ci sentiamo di condividere riflessioni e strumenti pratici sulla gestione dello stress.
In realtà le questioni sono tutt’altro che disgiunte, come evidenziato dall’ampia e conosciuta letteratura sull’interconnessione tra benessere personale e organizzativo da una parte e produttività dall’altra.
Collaborando da oltre dieci anni con il sistema del Credito Cooperativo, anche in questo periodo di sospensione delle attività formative, abbiamo avuto modo di confrontarci con le Direzioni e il personale di Rete e siamo consapevoli che gli sforzi maggiori sono rivolti a privati e imprese per sostenerne in primis redditi e liquidità. Nelle attuali condizioni di lavoro, perciò, oltre all’impegno operativo sicuramente pressante sia per le filiali sia per gli uffici centrali, vi è il carico psicologico ed emotivo di chi quotidianamente si confronta con clienti che vivono oggettive situazioni di grave difficoltà. Senza tralasciare, oltretutto, il timore di essere esposti a rischi per la propria salute, che, per quanto arginati attraverso i dispositivi di protezione, non si possono azzerare.
Lo scenario, complesso e incerto, ci espone a sollecitazioni molto faticose e provanti, soprattutto per il loro perdurare.
A questo proposito, ritengo possa essere utile presentarvi in sintesi i risultati di una ricerca composta da 24 studi sugli impatti psicologici della quarantena, pubblicata nel mese di marzo sulla prestigiosa rivista The Lancet, con il titolo “The psycological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence”.
Gli studi citati, realizzati nel corso di precedenti epidemie come ad esempio quella della SARS, hanno identificato tra i principali fattori di stress (stressor) l’isolamento, il distanziamento sociale, la paura dell’infezione, le informazioni ufficiali non adeguate, le perdite finanziarie. Le conseguenze, che si possono manifestare sia durante sia a distanza di tempo, abbracciano una casistica abbastanza ampia che va da insonnia, confusione, rabbia, umore depresso, fino a scarsa concentrazione, deterioramento delle prestazioni lavorative e sintomi da stress post traumatico.
Il tema che si pone, in maniera forte, è legato alle risorse che organizzazioni e individui possono mettere in campo per fronteggiare i fattori di stress e prevenirne con lungimiranza gli effetti più dirompenti. Uso il termine lungimiranza perché mi sembra una parola bellissima, carica di fiducia nel futuro di cui abbiamo molto bisogno. Infatti, nel suo guardare lontano, vi troviamo la possibilità di non farci sovrastare dall’emergenza del momento, mantenendo attiva la capacità di immaginare ciò che può e deve accadere nella distanza temporale, e quindi di provvedere con anticipo.
Allora, ciò che possiamo fare per sostenere con maggiore resistenza il sovraccarico attuale e per prevenire o limitare gli impatti psicologici negativi del post emergenza, ha a che fare con la cura di sé, con piccole e semplici pratiche quotidiane volte all’ascolto e alla consapevolezza del proprio stato corporeo ed emotivo, per attivare le risorse di cui disponiamo.
Nei due contributi video, il collega Andrea Magnani, utilizzando le metodologie dell’Integrating Body-mind Potential (IBP), mostra come attivare intenzionalmente il sistema nervoso simpatico e parasimpatico, in relazione allo stato in cui la persona si trova e in funzione di ciò che deve gestire e sente come sollecitante.
L’idea di fondo è quella di arrivare ad uno stato mentale ed emotivo funzionale attraverso il corpo che, come evidenziato anche dalle più recenti ricerche nell’ambito delle neuroscienze, sono strettamente connessi.
Il respiro, risorsa sempre disponibile, può essere utilizzato come attivatore del sistema simpatico per aumentare la concentrazione, la resistenza alla fatica quando per esempio dobbiamo istruire pratiche che richiedano precisione, gestione dei dettagli e di grandi quantità di dati o informazioni; o quando dobbiamo partecipare ad una riunione per prendere decisioni rilevanti, trovare soluzioni a problemi stringenti. Allo stesso tempo, può servire per attivare il sistema parasimpatico quando, al contrario, abbiamo bisogno di allentare una tensione, quando per esempio dobbiamo incontrare un cliente in difficoltà e c’è bisogno di essere accoglienti ed empatici sul piano umano e relazionale.